Lui- Lei Coppie in rivolta da: Donne in strada a scuola di non violenza

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di Paola Zaretti / da Donne in strada. Lui-Lei Coppie in rivolta

Quando lui non mi guarda/ cerco la mia immagine /sul muro: E vedo solo un chiodo, senza il quadro (W. Szymborska)

La felicità dell’uomo dice: io voglio. La felicità della donna dice: egli vuole

Ero schiava della mia forza, della mia creatrice immaginazione ormai. Il mio potere era questo: far trovare buona la vita, la mia forza era di conservare tale potere

Non riesco a trovare la mia intima libertà, l’obbligo di esistere per me. Ho bisogno di essere necessaria a un’altra creatura viva per vivere. Ecco, l’amore è questo, l’attaccamento a una persona alla quale ci si crede necessari, l’amore nella donna, almeno. per otto anni ho dato tutto di me a Franco, ho compiuto questo atto sacrilego dal punto di vista della mia individualità.

Ciò che distrugge le donne non è la forza degli uomini ma la loro debolezza. I patriarchi non si sono mai retti in piedi da soli, per questo hanno costruito un sistema di controllo sui corpi e sulle menti delle donne. Noi abbiamo un delirio di onnipotenza e loro hanno delle profonde debolezze nascoste e coperte da noi.

Ecco, ti piace questa?/ In venticinqu’anni d’argento, / d’oro in cinquanta, potrà diventare una bambola viva, sotto ogni aspetto. / Sa cucinare, sa parlare, parlare, parlare / Ragazzo mio, è l’ultima occasione / La vorresti sposare, sposare sposare? (Silvia Plath)

Mio marito mi chiama Vàrja ma il mio patronimico completo è Varvara Petrovna Mirskij. Ha cominciato a chiamarmi Vària da quando ci siamo fidanzati e non ha più smesso anche se il tono con cui lo dice adesso è decisamente diverso da allora – quasi annoiato. Ma io faccio finta di non capirlo. Lui è nella sua stanza come tutte le mattine e starà attendendo che la luce dell’alba sbianchi dietro le imposte e che io entri da lui così come mi trovo, mezza vestita ma lavata per bene ed accuratamente profumata con dell’acqua di colonia. Mi do un’occhiata nello specchio che c’è nel corridoio prima della sua stanza() e mi vedo con i suoi stessi occhi (…). Quello che lui non sa è che io, invece, so tutto di quello che li passa per la mente e, per un rancore insondabile e inestinguibile che ho indovinato nel mio cuore solo da poco, peggioro a vista d’occhio anzi, mi lascio andare ad una cattiveria intima e così acuta che io stessa a volte non riesco a respirare tanto mi si stringe la gola (). Ultimamente non fa che parlare di soldi ed io – per non farlo sentire in imbarazzo – cerco di non contrariarlo, anzi, insisto più di lui e, ormai, se per caso lui sembra non ricordarselo, sono io che glielo ricordo e così non faccio che parlargli di nostro figlio che fa l’ufficiale a Varsavia  a cui mandiamo, ogni venti del mese, cinquanta rubli. E tutte le volte finisco col proporgli se non sia il caso – almeno per un po’ – di mandargliene solo quaranta (). E lo vedo come mi guarda con quell’aria sconfitta e grigia come a dire che è stanco di sentirmi dire sempre, sempre le stesse cose. E lo odio perché so che quando parlo a questo modo la faccia mi si aguzza come quella di un ratto, che i miei occhi – ah quei miei splendidi occhi con cui incantavo tutti – si chiudono furenti e incattiviti” E, allora, quasi con uno scatto, per uscire da quello stato ipnotico, fingo di ricordarmi, solo ora, che non gli ho portato il suo te e che il samovar è sul fuoco in cucina, e da chissà quanto, poi, ed io sto diventando vecchia perché non mi ricordo più delle cose. E, nel dirlo, mi curvo sempre di più – per diventare quella vecchia floscia, cattiva, grigiastra che lui mi ha fatta diventare.

Io ti amo E ti adoro Ma non lo dovrai mai sapere Sei la ragione per cui vivo Da te nascono tutte le mie idee E parlare con te è aprire nuovi orizzonti Però non devi saperlo Mi sento felice accanto a te Abbracciarti è il paradiso E amarti È tornare a creare l’universo Però non devo dirlo Devo fingere indifferenza Anche se sto morendo Per un tuo sguardo Devo mostrarmi freddo Anche se Ardo per te Anche se la mia anima desidera Perdersi nella tua mente Devo comandare  La mia passione divoratrice Perché sennò Sennò donna infine Se scopri il fondo  Delle mie passioniper te Ti perderò Perché la stanchezza è troppo forte E l’ammirazione lascia posto al disprezzo E il piedistallo può Trasformarsi in pozzo Perciò devo zittire le mie urla Devo porre ghiaccio nelle mie vene Non saprai mai quanto ti ho desiderato  Non indoviner e Però magari un giorno lo intuirai Lo scoprirai Perché in tutta la mia sobrietà di umano Mantengo l’illusione che tu sappia Prima o poi Che un uomo è morto Pensando a te.

Un reduce si aggira per il mondo. Vorrebbe tornare a casa ma non sa più dove si trovi. Vorrebbe amare una donna ma teme di non sapere più come si fa. Non si sa da cosa sia reduce il maschio, da dove gli venga (…) quell’aria insicura e al tempo stesso potenzialmente aggressiva. Molti pensano che rimpianga il potere di cui godeva… dalla cui perdita non si è ancora ripreso. Altri sostengono che sia stato un conflitto con le donne a ridurlo così, moralmente provato e con lo sguardo spento.