DEL MIRACOLOSO POTERE DELLA GPA… RESURREZIONE di uno scambio politico morto, “finito del tutto”…e “Attualità della pratica politica dell’inconscio”

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Perché oggi, proprio oggi, in epoca di lotte durissime pro e contro la Gpa, diventa improvvisamente utile e urgente “riconnettersi”, secondo alcune femministe, con il pensiero della psicanalista francese Antoniette Fouque, fondatrice di Psycanalyse et Politique”, che ebbe, negli anni 70, un’influenza determinante sul femminismo italiano?
Scriveva Fouque in quegli anni:
“Mi sembrava che se non avessimo tenuto conto dell’inconscio, avremmo presto navigato in pieno delirio (…). In breve, c’era dell’inconscio nella politica e della politica nell’inconscio. (A. Fouque)
Perché oggi, proprio oggi, dopo aver preso da tanto e per tanto tempo le distanze dal suo pensiero, nasce l’improvviso timore, in alcune, che questa insigne figura del femminismo francese rischi l’oblio? Perché, oggi, proprio oggi, si avverte l’imperiosa necessità di restituirle, “con onestà” e “coraggio”, un “primato” pur con certi “distinguo”? E quali sarebbero i “distinguo” di cui si tratta?
Capita di tutto. Capita che proprio in tempi di lotte durissime pro e contro la Gpa, alcune femministe abbiano utilizzato, per l’occasione, il pensiero di Antoniette Fouque restituendole, oggi, “un primato” da loro stesse un tempo accordato e successivamente negato. E’ noto e documentato, infatti, che “dopo alcuni anni lo scambio politico con “Psychanalyse et Politique” di cui Fouque era stata la fondatrice, “si allentò per finire del tutto” (Cigarini).
“Ma noi non pensiamo all’esperienza di diventare madri, bensì alla dimensione, esistenziale e relazionale, di venire al mondo da una donna. Infatti, dopo alcuni anni, lo scambio politico con “Psychanalyse et Politique” “si allentò per finire del tutto”. (Cigarini)
Su che cosa quello scambio politico si allentò per poi finire del tutto? Proprio sulla questione del materno.
Fu su questa differenziazione tra l’esperienza del “diventare madri” descritta da Fouque e la “dimensione esistenziale e relazionale di venire al mondo da una donna” che si consumò e si interruppe definitivamente lo scambio politico inizialmente promettente ed entusiastico tra le donne della Libreria e Antoniette Fouque.
Il discrimine differenziale di cui si tratta, viene posto, nel secondo passo sopra riportato, tra il diventare madri e il divenire figlie messe al mondo “da una donna” – precisazione non irrilevante da tenere nel dovuto conto. Nel passo di cui sopra, infatti, sia “l’esperienza di diventare madri” che l’idea di venire al mondo da una madre non sono contemplate: è da una donna, semplicemente “da una donna” – si legge – che si viene al mondo.
E tuttavia, pensare “alla dimensione, esistenziale e relazionale, di venire al mondo da una donna” significa pensarsi, pur sempre e inevitabilmente, nella dimensione esistenziale e relazionale di “figlie di”…
Ma di figlie di chi? Di chi, queste figlie, sarebbero figlie? Di una “donna” – si dice – omettendo un dato di realtà tutt’altro che trascurabile: una donna che mette al mondo una figlia/o, è e resta, per il fatto stesso di averla/o partorita/o, non soltanto una donna ma anche, biologicamente parlando, una madre di quella figlia/o. E’, dunque, una donna-madre a tutti gli effetti. Ciò non esclude, detto per inciso, che la funzione materna possa essere assunta ed esercitata anche da una madre non biologica ma non è questo il tema che qui interessa.
Ciò che interessa, è la ragione per la quale viene oggi nuovamente riproposto uno scambio politico con il pensiero di Fouque considerato, a suo tempo non solo finito, ma “finito del tutto”. Ciò che necessita di approfondimento, è la motivazione per la quale “riconnettersi” ad Antoniette Fouque sia divenuto così determinante proprio nel momento in cui il dibattito pro e contro la Gpa si fa rovente.
E’ lecito domandarsi, insomma, se e in quale misura questo rinnovato interesse per la centralità del potere generativo materno e per il pensiero di Fouque siano stati ri-iattivati e ri-potenziati dalle nuove tecnologie riproduttive. In quale misura la tesi di Fouque – che assegna all’utero materno fecondo, accogliente e ospitale nell’aprire all’ Altro da sé grandissima attenzione – si presti ad essere funzionale e strumentalmente “adottabile” per riconoscere nella “pratica politica dell’inconscio” – una pratica da tempo abbandonata e considerata fuori uso – una pratica “attuale”.
Che il rapporto del femminismo con la psicanalisi e con l’inconscio sia sempre stato segnato dall’ ambivalenza amore-odio, è noto e ampiamente documentato nel mio libro “Nel nome della Madre, della Figlia e della Spirita Santa”. Ciò di cui ci racconta l’abbandono della “pratica politica dell’inconscio” – oggi ripescata e ri-attualizzata in occasione del dibattito sulla Gpa – è la persistenza di un’ambiguità, di un nodo teorico antico che il femminismo della differenza non ha mai risolto.
“Usare” e “gettare” la psicanalisi e la dimensione dell’inconscio a seconda della convenienza – senza avere, come spesso capita, quella competenza necessaria che solo un’esperienza analitica realmente attraversata può garantire – è una pessima pratica che può provocare, in tempi lunghi, danni imprevedibili.