Gogna. Lettera a una “femminista”

di Paola Zaretti / GOGNA. Lettera a una “femminista”

imagesB0WKLYH6Cara Rossi,

I tuoi commenti al mio post comparso qualche giorno fa nella pagina di Maschile plurale, sono purtroppo e al di là delle mie intenzioni, la triste conferma al quadro ivi descritto e nato unicamente per dar voce a un mio personale disagio dovuto a quanto sta accadendo fra donne in diversi luoghi di fb e a quanto si è già verificato a suo tempo in Maschile Plurale rendendo l’intervento degli amministratori doveroso e inevitabile.

A leggere i tuoi commenti – tralasciando volgarità, sarcasmi e quant’altro – la situazione, purtroppo non è affatto cambiata, lo è stata solo temporaneamente e per un brevissimo lasso di tempo. E questo perché un’esigua parte di quello sparuto gruppetto che aveva reso irrespirabile e infrequentabile lo spazio di MP – al punto da costringere alcune persone ad andarsene e altre a togliere di mezzo i propri post per evitare che divenissero dei veri e propri campi di battaglia – è tuttora presente e continua ad operare – per interposta persona e,  in questo caso, attraverso di te –  con le stesse modalità violente già note. I tuoi commenti, infatti, soprattutto quello che giunge fino al punto di aizzare alla “gogna” nei riguardi di due persone (sai cos’era anticamente la gogna? Magari dopo facciamo un piccolo ripasso), avrebbe dovuto essere immediatamente cancellato ad opera degli stessi amministratori così come avevano garantito che avrebbero fatto.

Non sono qui per distribuire condanne perché in questa difficoltà degli Amministratori a intervenire tempestivamente (difficoltà che non è certo andata a mio favore), credo di poter ravvisare, al di là delle ragioni contingenti, anche una forma di “generosa resistenza” che comprendo e che, in qualche misura, mi appartiene. C’è da dire d’altronde, che se solo l’avessi voluto, avrei potuto supplire io stessa all’assenza degli amministratori, avrei potuto persino togliere il post dalla pagina – così come altre volte sono stata costretta a fare – ma non l’ho fatto e non per generosità ma perché ho preferito che i tuoi commenti venissero letti dal maggior numero possibile di persone. Penso, inoltre, che sia giunto il momento di rendere note ed esplicite alcune dinamiche comportamentali ripetutamente agite nei riguardi dei miei post sia, come in questo caso, da te, sia da parte di alcune “femministe” che frequenti.

Di che si tratta? Di questo: mentre non è mai capitato –  e chiunque lo potrebbe testimoniare – che la sottoscritta sia venuta “in casa vostra” a commentare e a sabotare i vostri post, tu e altre del gruppetto di cui fai parte, vi siete stabilmente e sistematicamente impiantate “in casa d’altre”, in casa mia e di altre donne, mosse unicamente dal desiderio di fare esattamente ciò che hai cercato di fare: distruggere, mettere alla gogna. Alla GOGNA sì, e poiché il significato delle parole è importante, ho pensato bene  –  considerato il prestigio solitamente accordato da alcune al sapere accademico – di fartelo ricordare direttamente da uno di loro, da uno storico del diritto. Di mio c’è solo il titolo dedotto dall’articolo di cui riporto i passaggi che interessano:

SULLA GOGNA… OVVERO DEL POTERE MASCHILE PATERNO

“Supplizio pubblico

superato già dalla Rivoluzione francese”

Per lo storico (Marco Cavina) la gogna pubblica contro il degrado proposta dalla Lega Nord è una soluzione arcaica dei problemi moderni in contrasto con la Costituzione (…).

L´IDEA di un ritorno alla pubblica gogna lo fa inizialmente sorridere. Un déja vu, per uno storico del diritto,  da non rispolverare oggi (…). A parlare è Marco Cavina, professore ordinario di storia del diritto medievale e moderno all´Alma Mater, l´autore del libro sulla storia del duello «Il sangue dell´onore», lo studioso che ha ricostruito la parabola del potere paterno dall´antichità ad oggi.

– Come ai tempi dell´antico regime, professore?

«La gogna rientra nelle cosiddette pene disonoranti utilizzate nell´età dei supplizi. Nell´antico regime, sino al Settecento, veniva usato lo svergognamento pubblico: il colpevole veniva fatto passare per le strade con un cappello di carta in testa, con figure di diavoli sopra, oppure con immagini in cui lo si raffigurava come una donnicciola che faceva la lana, con le zampe di gallina al posto delle mani. Anche il bando era una delle pene più ignominiose. Quando non accadeva di peggio».

Ovvero?

«Il giudice poteva scegliere anche di far salire su un carro il poveretto: ad ogni porta o tratto di strada gli veniva amputato un braccio o una gamba, poi veniva squartato davanti a tutta la città».

Una barbarie…Come viene superato?

“Con la Rivoluzione francese”.

Oggi non la sorprende che venga riproposta la gogna?

«Da storico sono abituato a leggere i fenomeni all´interno di un contesto. Per quello che è il quadro del momento è una idea sbagliata, una rivisitazione di una pratica di antico regime, che certo non si distingueva per garantismo e progressismo, in contrasto con i diritti individualistici fondati sulla Carta dell´uomo”.

Ebbene, cara amica, la fedele e inquietante applicazione della “parabola del potere paterno” – che certo non si distingue per garantismo e progressismo – è presente e leggibile, purtroppo, anche nei tuoi commenti. E ti dirò di più: che la sola idea che il femminismo marxista (?) possa avere qualcosa in comune con la “Liga” mi sgomenta. Eppure c’è nel tuo approccio e in quel che scrivi una sgradevolezza che tutte le supera: è la constatazione che una “femminista” che dice di lottare contro i carnefici maschi in difesa delle vittime (di stupro, di prostituzione, di tratta) si sia comportata, in questa occasione, esattamente come avrebbe fatto uno dei tanti carnefici maschi  in materia di gogne.

Tanto ti e mi dovevo.