Tabula rasa. Il femminismo ritrova la sua strada

PAOLA ZARETTI

di Paola Zaretti / Genealogia del Blog

Il blog cui abbiamo voluto dare questo titolo vanta una propria genealogia, una storia breve ma intensa che lo precede e di cui ci pare opportuno dar conto per meglio orientare chi legge lungo la traiettoria di alcuni  antecedenti che hanno contribuito alla sua nascita e alla sua costruzione.

La sua storia ha inizio nel momento in cui alcune donne che facevano parte di un gruppo di autocoscienza on-line, decidono di proporre all’incontro di Paestum 2013 un Laboratorio sul tema dell’Autocoscienza. Le motivazioni della proposta sono contenute in dettaglio nel testo  presentato a Paestum in apertura dei lavori del Laboratorio in cui al centro di ogni possibile progetto di trasformazione politica veniva posta l’urgenza di una riflessione aggiornata attorno alla pratica autocoscienziale del “partire da sé” introdotta in Italia, nel ’70, da Carla Lonzi e, prima ancora, dal gruppo Demau. Non che siano mancate a Paestum, da parte di alcune “storiche” del femminismo italiano presenti all’incontro (Cigarini, Boccia) le consuete celebrazioni “rituali” a questa pratica ma il punto, per noi che avevamo proposto il Laboratorio con un preciso intento, era –  e resta – un altro:  l’ abbandono di riti e rituali – così abituali nel maschile – e il desiderio di andare dentro le cose, al cuore, dunque, della storia di una pratica considerata “finita” da tanta parte del femminismo storico e da tempo ridotta a pura nominazione.

Il nome del blog Tabula rasa: il femminismo ritrova la sua strada vuole essere un indicatore di  percorso e di progetto personale e politico di alcune donne decise ad attuare nei riguardi di un femminismo del pensiero della Differenza che ha perso la sua strada e che ha ridotto la Differenza all’opposizione duale erede dell’Uno patriarcale, la stessa opera di decostruzione messa in atto a suo tempo dal femminismo nei riguardi del patriarcato. Valgano, a tale proposito, le parole di Irigaray:

“…La donna deve percorrere un itinerario doloroso e complesso, una vera e propria conversione al genere femminile (…). Le difficoltà che le donne incontrano per entrare nel mondo culturale maschile hanno come conseguenza che quasi tutte, comprese quelle che si dicono femministe, rinunciano alla loro soggettività femminile e ai rapporti con le altre donne, e ciò le conduce verso un vicolo cieco, individuale e collettivo, dal punto di vista della comunicazione”. (L. Irigaray, Sessi e genealogie)

“Una via dopo l’altra, ma senza ritorno.” “Puoi decidere dove essere o non essere,” “Deve pur esserci un’uscita…è lei che ti cerca.”  (Wislawa Szymborska, Labirinto)