Parlando di uteri l’isteria (dal greco Hysteron, utero) si scatena…

 

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di Paola Zaretti / Parlando di “Uteri” l’isteria (Hysteron, dal greco) si risveglia…

Ci sarebbero dunque donne che avrebbero capito Tutto e donne – filosofe intellettuali, così si mormora – che sul gpa (gestazione per altre) non avrebbero capito un bel nulla e avrebbero preso una cantonata colossale. Aggiungere che ciascuna parte accusa l’altra esattamente di ciò di cui viene accusata, è pleonastico.

E più circolo vizioso di così, più dualismo oppositivo di così, più binarismo e complementarietà di così e più omaggio e fedeltà e sudditanza alle regole di pensiero patriarcale di così, si muore. Così, sempre e ancora per via del circolo maledetto, l’accusa di filopatriarcalità – che rimbalza da un muro all’altro senza mai oltre-passarlo – si spreca lasciando Patriarchi e Matriarche al comando a decidere  i destini della “libertà femminile”.

Perché il punto Ggpa sì, Gpa no – non è che l’ennesima versione della trappola patriarcale dell’ opposizione binaria subdolamente approntata e costantemente funzionante perché le donne ci caschino dentro, a coronarne e garantirne, con la loro presenza, successo, riuscita e durata. In effetti, non c’è trappola o marchingegno che più efficacemente di questa assicuri alla “mente” patriarcale, il massimo della vittoria e del godimento sanciti dal riconoscimento della sua inscalfibile potenza. E la potenza di questa trappola consiste nel funzionare – nulla ostante – alla perfezione, senza che chi l’ha scelta come propria dimora ne abbia, così pare, alcuna consapevolezza.

Occorre invece riconoscere e acquisire piena consapevolezza della logica del dominio per uscire in tutta fretta e una volta per tutte da una prigionia dominata da chi mostra di saper fare egregiamente il suo lavoro con gli oggetti del proprio dominio. Come? Rigettando la “postura” di chi – dall’alto di una presunta verticalità, una prerogativa tradizionalmente peculiare al genere maschio – decide cos’è bene o cos’è male per una donna trattandola come un qualsiasi uomo farebbe.  La questione, ammesso che si voglia venirne a capo, andrebbe dunque “rovesciata” spostando l’interrogativo : “una donna può fare ciò che vuole” oppure no, ? all’interrogativo: una donna/delle donne sono forse autorizzate a dire ad altre donne ciò che devono o non devono fare imponendo loro la propria volontà?

“Libertà femminile” non è sostituire al potere maschile un potere femminile ma liberazzione da ogni forma di potere, maschio o femmina che sia.