Interrogativi aperti su Femminismo e Psicanalisi

Ipnosi

di Paola Zaretti /da Oikos-Bios Centro Filosofico di Psicanalisi di Genere Antiviolenza

Femminismo e Psicanalisi
Del complesso rapporto di amore-odio del femminismo con la psicanalisi c’è una ricca documentazione – di cui nulla si dice – che risale agli anni ’70.
Perché il femminismo, a cominciare da Lonzi, si è interessato tanto, sia pure in modi diversi, alla pratica analitica (autocoscienza, pratica dell’inconscio) al punto di decidere di occuparsi dell’isteria e di incaricarsi di “curarla” attraverso quella che è stata definita una “terapia politica”?
Che cos’è una “terapia politica” dell’isteria? E’ una “cura” attraverso la politica o una “cura” della politica o entrambe le cose?
Qual era il rapporto fra psicanalisi e politica delle donne? E quali sono stati gli effetti sulle donne di questa nuova “cura” dell’isteria proposta da alcune figure femminili che, pur non essendo delle “professioniste”, si sono proposte come “analiste del movimento”? Sono stati diversi da quelli solitamente indotti dalle cure analitiche tradizionali offerte dalla “psicanalisi dei padri”?
E’ riuscita questa nuova cura nel suo intento di aprire la via alla “libertà femminile”?
In che cosa consisteva esattamente la pratica di “affidamento” di una donna a un’altra donna?
Come si svolgeva concretamente quella pratica? Aveva un inizio, uno svolgimento, una conclusione come avviene – o dovrebbe avvenire – in un percorso analitico efficace  –  fermo restando l’interminabile,  il processo “infinito” che caratterizza ogni analisi?
E quali erano, in ambito femminista, i “segni” rivelatori di un percorso concluso e giunto a termine pur nella sua infinità?