Il desiderio di sottomissione: una trasposizione del desiderio di riconoscimento

Egon-Schiele

 

di Paola Zaretti/Desiderio di sottomissione e desiderio di riconoscimento

In un importante paragrafo intitolato La fantasia di dominio erotico (in Legami d’amore. I rapporti di potere nelle relazioni amorose), Jessica Benjamin,  psicanalista femminista, interroga  e analizza la fantasia sadomasochista, la forma più comune di dominio erotico in cui i temi della relazione servo-padrone, vittima-carnefice, vengono riprodotti e agiti.

L’analisi proposta da Benjamin si fonda su uno studio dell’immaginazione erotica di Pauline Réage – a suo parere straordinario – intitolato Histoire d’ O. Si tratta, come Benjamin riferisce, di un racconto in cui:

i fili della dipendenza e del dominio sono inestricabilmente intrecciati, in cui il conflitto fra desiderio di autonomia e desiderio di riconoscimento può essere risolto solo con la rinuncia totale al sé.

E’ un racconto da cui si ricava quello che per Benjamin costituisce il principio guida, il nucleo fondante e il filo conduttore della sua ricerca sulle radici del dominio: un dominio la cui origine va individuata nel venir meno, nella caduta della tensione tra sè e altro, una tensione necessaria che va costantemente mantenuta e coltivata e grazie al cui esercizio il superamento del rapporto dominante/dominata/o può essere attuato a favore della libertà E’ importante rilevare ciò che Benjamin ci ricorda in merito alle obiezioni rivolte dalle femministe al lavoro di Pauline Rèage dovute al rifiuto, da parte loro, della tesi della sottomissione volontaria di O. Per loro, scrive Benjamin:

il racconto del masochismo di O, non è un’allegoria del desiderio di riconoscimento ma semplicemente la storia di una donna ridotta a vittima, troppo debole, plagiata o disperata per opporre resistenza alla propria degradazione.

E’ in questa lettura, decisamente semplificata, che Benjamin individua un’impasse che consiste nell’ l’impossibilità di dar conto, attraverso di essa, di un aspetto importante che viene trascurato e che resta perciò inspiegabile: quale sia la soddisfazione “che si cerca e si trova nella sottomissione”, quali siano le “motivazioni psicologiche” che “conducono all’oppressione, all’umiliazione, al servilismo”. Ma c’è di più: non si tratta, per Benjamin, soltanto di qualcosa che nella lettura femminista rimane inspiegato e risulta dunque poco convincente, si tratta, in questa lettura, di una vera e propria Negazione.

Ma che cos’è’ che viene negato?

il fatto sgradevole che c’è effettivamente chi acconsente ai rapporti di dominio e che le fantasie di dominio hanno un ruolo di rilievo nella vita mentale di molti che nella realtà non vi acconsentono. Histoire d’ O ci mette di fronte, senza remore, all’idea che spesso le persone si sottomettono  non per paura ma per complicità con i propri desideri più profondi. Poiché è raccontata dal punto di vista della donna che si sottomette e narra, in effetti, le fantasie di una scrittrice di talento, la storia costringe il lettore ad accettare l’autenticità del desiderio di sottomissione. Ma nel racconto appare chiaro anche che il desiderio di sottomissione rappresenta una specifica trasposizione del desiderio di riconoscimento (…). La sottomissione diventa la forma “pura” del riconoscimento così come la violenza diventa la forma “pura” dell’affermazione. L’affermazione di un individuo (il padrone) si trasforma in dominio; il riconoscimento dell’altra (la schiava) diventa sottomissione. così la tensione fondamentale di forze interne all’individuo diventa una dinamica tra individui.

E poco più in là, in un paragrafo successivo intitolato Il dominio, la morte e lo scontento, Benjamin si chiede:

La relazione di dominio è nutrita dello stesso desiderio di riconoscimento che troviamo nell’amore, ma perché assume questa forma? Anche se accettiamo che O sia alla ricerca di riconoscimento, vogliamo comunque sapere perché la sua ricerca culmini nella sottomissione, e non in una relazione di reciprocità. Perché questa complementarietà tra l’onnipotente e l’impotente invece del potere uguale di due soggetti?

Ebbene,  Legami d’amore. I rapporti di potere nelle relazioni amorose è una risposta non solo ai perché qui elencati ma anche al perché le teoriche femministe più sofisticate spesso si ritraggono davanti all’analisi della sottomissione :

per timore che, riconoscendo la complicità della donna nella relazione di dominio, il peso della responsabilità possa spostarsi dagli uomini alle donne e la vittoria morale dalle donne agli uomini.

Questo timore è estremamente nocivo alla stessa “causa delle donne” in quanto condiziona e limita pesantemente la possibilità di avviare un’analisi a tutto campo – e non puramente ideologica – su quelli che sono i più comuni e i più diffusi processi psichici indotti dal dominio patriarcale.

Una risposta a “Il desiderio di sottomissione: una trasposizione del desiderio di riconoscimento

  1. sono profondamente d’accordo. è fondamentale, anche da un p.d.v. politico – ma tutto poi deve avere uno sbocco politico dato che siamo pòlis – che la persistenza del potere e della violenza sta nell’esser figli degeneri del bisogno di riconoscimento in un essere, l’essere umano, che non ha un consistenza istintuale, che deve reinventarsi per vivere.

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