Fanatismo, fissazione e rivoluzione

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di Paola Zaretti /Del Fanatismo e dell’ossessione come suo tratto peculiare

«Il fanatismo consiste nel raddoppiare i tuoi sforzi quando hai dimenticato lo scopo ultimo del tuo impegno» (George Santayana)

L’etimo della parola fanatismo deriva dalla sfera religiosa, c’è un fanatismo per una “causa” religiosa ma a mobilitare il fanatismo può essere anche una “causa” politica o altre simil “cause” – “causa psicanalitica” non esclusa, beninteso.

Il fanatismo è nemico acerrimo dell’esercizio critico, del confronto e della differenza di pensiero, è ostile a tutto ciò che, in un modo o nell’altro, può creare  disturbo, dissonanza al regime fanatico imposto dalla necessità ossessiva dell’ossessione che, a garanzia della sua durata, deve essere costantemente coltivata e alimentata anche a scapito – dice Santayana – dello scopo ultimo dell’impegno che, passando così in secondo piano, diventa, alla fine,  insignificante. Il fanatismo, in quanto “attaccamento appassionato”, in quanto fissazione, lavora contro la “rivoluzione” anche quando – soprattutto quando – s’illude di promuoverla…

Non si può negare, benché sia triste ammetterlo, che dei tratti tipici di un fanatismo  che sfocia inevitabilmente nell’ossessività, siano rintracciabili anche in alcune aree del femminismo nostrano e siano riconoscibili proprio per la presenza di quella modalità-tonalità ossessiva che, in alcune particolari circostanze  –  in cui si tratta di imporre, più che un’idea, un’ideologia – si mostra nella  forma di una chiusura aprioristica e intransigente nei riguardi di qualsiasi altra visione e analitica  della realtà.

Il fanatismo riduce estro e intelligenza, mortifica  fantasia e desiderio, inibisce e spegne quell’originalità e quella ricchezza di pensiero che consentono di pensare qualcosa d’altro e di diverso da ciò che la ripetizione trasformerà, presto o tardi, in ossessione.

L’esito finale di un tale processo non potrà essere che un’ autocondanna alla noia di una verbosità ripetitiva infinita incapace di generare pensieri e discorsi da cui si intraveda, sia pure da lontano, quell’ avanzamento di cui oggi si avverte, forse come mai prima d’ora, la necessità.