Denunciare senza rischiare…

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di Paola Zaretti /Denunciare senza rischiare

Non sono così sicura – ma forse non lo sono mai stata – che la parola d’ordine: “Denunciare! Denunciare!” suggerita e caldamente consigliata alle donne oggetto di violenza (domestica e non) sia SEMPRE in ASSOLUTO e dunque in tutti casi, l’imperativo giusto per salvare loro la vita.

Ma si tratta, forse e semplicemente, di intenderci.

Un conto è una denuncia inoltrata da una donna dopo il suo allontanamento volontario da una relazione avvertita come arrischiante per la sua vita, altro conto è una denuncia sporta in regime di convivenza con un partner i cui segnali di pericolosità, divenuti percepibili nella loro evidenza, già prefigurano il peggio. Capita spesso, in effetti, che il precipitare di una situazione dalle ripetute minacce a un “agito” violento, si verifichi proprio in concomitanza  all’annuncio, da parte della donna, di una sua volontà di separazione. La denuncia può assumere, dunque, in tale contesto, la forma di un ATTO il cui peso e la cui valenza simbolica, non fanno che rendere quella comunicazione – potenzialmente suscettibile di essere ripensata, riconsiderata, ridiscussa, modificata o, magari, persino ritirata – REALE e DEFINITIVA agli occhi dell’altro.

La rottura di un legame, la rottura violenta, inaspettata, è l’esatto inverso di quel sano processo di divisione, di separazione, di distinzione che è auspicabile – e che talvolta si verifica – al termine di ogni relazione. La rottura è la distanza intesa come estraneità e non contempla quell’ elaborazione della perdita e quel lavoro del lutto che dovrebbero normalmente seguire la morte o l’allontanamento da una persona amata. La rottura non permette di attuare quella separazione che mira – per dirla con Putino – a un’estraneità senza distanze e indifferenze e a una vicinanza senza identificazioni. La rottura indica un’impossibilità di separazione e di compimento dunque di quel lavoro del lutto – il lutto innanzi tutto di sé – che permette di ritrovare l’altra/o “su un altro piano”, sul piano di un amore non patologico, sul piano della possibilità di conservazione di una relazione “temperata e vivibile” (Lacan) fra i sessi.

Di qui la componente violenta che la abita, la attraversa e  può renderla, in alcuni casi, portatrice di  morte. Come denunciare senza rischiare?