ATROCITA’

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di Leda Bubola

ATROCITA’

La storia “ammassa incessantemente macerie

su macerie e le scaraventa ai nostri piedi”;

il sogno prende il posto della veglia

scongiurando la follia nel dormiveglia

mentre l’altro prende la sua mano desta

e la porta al banco dei testimoni, GUARDATE!

essa ha commesso delitti infamanti in nome

della giustizia, mentre l’orrore prende la testa

sconvolge le viscere e ridesta la memoria

dell’antico delitto.

I recenti accadimenti in Francia ci mettono di fronte ad un nuovo ultimatum cui l’umanità nella sua interezza è richiamata a riflettere: la storia dei singoli sta nella storia della collettività. Poche sono le parole che riesco a spendere di fronte a quanto successo; non riesco a reggere quelle immagini agghiaccianti di violenza senza pensare a quanti di questi episodi si stanno ripetendo ora, proprio mentre ho il privilegio di scrivere, nella tranquillità della mia stanza, queste poche righe. Un sentimento impellente mi schiaccia i visceri e vuole emergere nella consapevolezza che non sarà certo esso a cambiare le cose, eppure mi sento coinvolta da questa violenza, da quella che vedo e anche da quella che non vedo. Non posso non pensare che sia compito di chi è fortunatamente risparmiato da queste atrocità strappare i veli di Maia che avvolgono le idee da cui questi gesti nascono, idee banali in cui l’assenza di un pensiero che non sia ideologico provoca il rigurgito di sentimenti d’odio accumulati in una storia personale che è diventata storia della collettività. Tutti noi siamo coinvolti in questa cecità collettiva che va rischiarata con l’esercizio di un pensiero senza paura, occorre sprofondare in questo abisso di violenza per carpire le ragioni della sua lucida follia.

“Tuttavia anche il non pensare, che sembra essere una situazione tanto raccomandabile in campo politico e morale, comporta i suoi rischi. Corazzando la gente contro i rischi dell’analisi, li abitua ad accettare immediatamente qualunque regola di condotta vigente in un dato tempo e in una data società. (…) Chiunque, per qualsivoglia ragione o scopo, volesse abolire vecchi «valori» o virtù, non incontrerebbe difficoltà solo che gli si offrisse un nuovo codice, e non avrebbe bisogno né di forza né di persuasione – di nessuna prova sulla superiorità dei nuovi valori rispetto ai vecchi – per rafforzarlo. Quanto più fermamente gli uomini rispettavano il vecchio codice, tanto più appassionatamente si abitueranno al nuovo; la facilità con cui tali rovesciamenti avvengono in date circostanze suggerisce in realtà che tutti dormano quando avvengono” . Hannah Arendt, Pensiero e Riflessioni morali

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“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradio, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.” W.Benjamin